Celebrazione della Giornata della Memoria
Gli alunni del Nuovo Bianchi, coordinati da Docenti e Dirigente, celebrano la Giornata della Memoria dopo aver affrontato il tema nella “Difesa dei Diritti umani” in classe.
Celebrazione della Giornata della Memoria
Nuovo Bianchi Napoli, 27 gennaio 2022
“Niente imprime una cosa così intensamente nella memoria quanto il desiderio di dimenticarla”
[cit.Michel de Montaigne]
Una delle date che è entrata nella Memoria collettiva è il 27 gennaio, la giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto.
Tale giornata è stata designata dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (ONU) del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria.
Si è stabilito il 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
E misero in luce una delle peggiori vergogne che l’umanità ha potuto commettere.
Il mio breve intervento fa riferimento ad un evento
Ricordo una Mostra particolare che presentai, Gli Ebrei sotto il Regno Sabaudo”, una mostra di forte interesse storico e culturale, organizzata al Museo del Mare di Napoli, di cui ero Presidente, dal suo Direttore Antonio Mussari e da Gianfranco Moscati, un uomo sereno che ha saputo far nascere dalla propria sofferenza il bene altrui. È l’incarnazione di quella particolare dote che gli psicologi chiamano “résilience”, la capacità cioè di trasformare il male ricevuto in Amore per gli altri. G. Moscati è diventato un benefattore elargendo generosamente i proventi della vendita dei suoi libri all’Ospedale pediatrico Alyn di Gerusalemme ed alla Ludoteca e scuola Scialoja di San Giovanni a Teduccio.
Ecco, di questo vorrei parlarvi. Del bene che viene fuori dal male, non delle crudeltà disumane commesse. Perché questa a mio avviso è la vera risposta da dare per sconfiggere il buio.
Ricordate Anna Franck’: “Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora”
Di questa mostra mi colpì in particolare la parte riservata ai Bambini della Shoah
I bambini della Shoah
Talvolta, riguardando le immagini documentarie degli Ebrei annientati, soprattutto le immagini dei bambini, come creatura umana, parte del genere umano, mi sento anche io responsabile di quanto è stato perpetrato nei confronti degli Ebrei da altre creature umane.
Per molte sere ho letto e riletto le brevi note riguardanti il tredicenne Franco Cesana di Mantova, un “piccolo uomo” coraggioso che decise di andare con i partigiani per raggiungere il fratello. Ho riletto più volte la lettera indirizzata alla mamma in cui spiega con maturità di giudizio le motivazioni di una scelta che gli costerà la vita, ma soprattutto ho guardato il suo volto nella foto, con gli occhi vividi e il sorriso sereno ed un po’ spavaldo, di chi alle soglie dell’adolescenza pensa di poter sconfiggere le brutture del mondo. E non sa ancora che sarà il mondo ad annientare lui.
E che dire poi di Sissel Vogelmann di Torino, la bimba di soli 8 anni sacrificata ad Auschwitz, ridente nella foto al parco, e dei suoi disegni pieni di luce e di colore? Sono disegni disarmati, disarmanti, che si contrappongono incredibilmente alla follia degli assassini: di chi uccise Sissel, Franco o Anna Franck.
Ma incredibilmente, Sissel, Franco o Anna rappresentano la certezza, offuscata dai tormenti della fine, che la Storia, per quanto sontuosa o mostruosa, è sempre un lampo, con i suoi momenti tragici e vergognosi, mentre a rimanere indelebili nella memoria sono il sorriso di Sissel, la certezza di Franco e la nobiltà del perdono di Anna.
Incredibilmente, Sissel, Franco, Anna, da bambini vittime di violenze spietate, diventano piccole divinità, quelle che hanno sempre incarnato la disumana antinomia fra affetto e vita, fra le due grandi fatalità: il generare e il morire.
Conclusioni
Per le conclusioni mi affido a tre frasi di autori diversi che in un certo senso si contraddicono.
Elise Cabbot scrive “Il male brucia solo un momento, ma si lascia dietro un guscio carbonizzato”, a significare la dannata scia di rancori e desideri di vendetta che segue alla violenza.
Ma ad Elise Cabbot si contrappone Primo Levi con la frase, che diventa emblema della ri-costruzione, “Quando non si può dimenticare, si prova a perdonare”
O quella di Liliana Segre quando dice: “Siate farfalle che volano oltre i fili spinati”
Angela Procaccini
A seguire per le III, IV e V classi, proiezione del film “La vita è bella” di Roberto Benigni